Alterazioni immunologiche nella sclerosi multipla primariamente progressiva

Lo studio della patogenesi della sclerosi multipla e del suo modello animale ha portato allo sviluppo di nuovi farmaci che colpiscono il sistema immunitario periferico e che hanno dimostrato efficacia prevalentemente nella forma recidivante-remittente di SM, non nelle forme progressive. Queste osservazioni hanno condotto all’ipotesi che il contributo del sistema immunitario nelle forme progressive non sia rilevante. Tuttavia l’evidenza che la deplezione terapeutica dei linfociti B CD20 positivi sia di beneficio nella SM progressiva ha riproposto la necessità di approfondire le alterazioni immunologiche associate con questo decorso di malattia. Come primo passo in questa direzione, il laboratorio di Immunobiologia delle Malattie Neurologiche coordinato dalla Dott.ssa Cinthia Farina presso l’Istituto di Neurologia Sperimentale dell’Ospedale San Raffaele ha studiato i cambiamenti associati alla SM nei trascritti delle cellule del sangue ed ha dimostrato in studi recenti che le cellule mononucleari circolanti nel sangue portano con sé importanti informazioni trascrizionali il cui monitoraggio può enfatizzare alterazioni in geni e processi specifici per stadi e forme distinte di malattia.

In questo ultimo lavoro l’attenzione si è focalizzata su un marcatore chiamato CD161, espresso sulle cellule immunitarie inclusi i linfociti T. Alcuni studi precedenti hanno rilevato nella forma recidivante-remittente di SM un’aumentata frequenza nel sangue di cellule T CD8 positive che esprimono questo marcatore ad elevati livelli. Nel lavoro del gruppo di ricerca della Dott.ssa Farina invece si osserva come la forma primariamente progressiva sia caratterizzata dalla perdita di questa popolazione di cellule immunitarie. E’ interessante sapere che la maggior parte dei linfociti T CD8 positivi che espongono CD161 ad alti livelli sono in realtà cellule T normalmente associate alla mucosa ma circolanti nel sangue. In effetti nello studio pubblicato si descrive anche la concomitante perdita trascrizionale dei tipici marcatori delle cellule T della mucosa nella popolazione SM primariamente progressiva rispetto alla popolazione sana, suggerendo quindi la perdita o ricollocazione di questa classe di cellule specificamente nella forma primariamente progressiva. “Rimane da chiarire il reale contributo di queste cellule all’espressione della malattia” spiega la Dott.ssa Cinthia Farina.” In ogni caso il monitoraggio di queste cellule può risultare utile per la definizione dello stadio primariamente progressivo di SM.”

Lo studio è il frutto dell’efficace collaborazione con la Neurologia ed il centro Sclerosi Multipla dell’Ospedale San Raffaele e del supporto fornito da ACeSM Onlus. Il nostro ringraziamento va a tutti i pazienti che hanno donato e donano il sangue per le nostre ricerche.

Cinthia Farina, PhD
Head, Immunobiology of Neurological Disorders Lab

Condividi su