MISTERY SOLVED PROJECT
Due anni fa, un neurologo belga, Patrick Vanderdonckt, da molti anni impegnato nella ricerca delle cause della sclerosi multipla, mi scriveva una lettera in cui richiamava la mia attenzione sul ruolo che il virus di Epstein Barr poteva avere nel determinare la malattia e sulla necessità che la European Charcot Foundation, che ho l’onore di presiedere, si impegnasse a promuovere un’iniziativa internazionale in tale ambito. La proposta veniva recepita dal consiglio esecutivo della Fondazione e veniva dato l’incarico a un comitato scientifico di sviluppare una iniziativa che su proposta del dottor Vanderdonckt veniva denominata: Mistery Solved Project. Il titolo dell’iniziativa voleva trasmettere l’ambizione che si riesca a risolvere il mistero della causa della sclerosi multipla.
Il virus di Epstein Barr è un erpes virus umano identificato come il primo virus responsabile di tumori, il Linfoma di Burkitt. Successivamente il virus di Epstein Barr è stato associato ad altri linfomi, a tumori di tessuti epiteliali come il carcinoma del rinofaringe e alcuni carcinomi gastrici e altre potenzialmente gravi malattie come la mononucleosi infettiva, la leucloplachia orale, il lupus e la sclerosi multipla. Più del 90% delle persone in qualsiasi parte del mondo, è infettato da questo virus nell’infanzia o più raramente nell’adolescenza e nella vita adulta. Il virus ha imparato a convivere molto bene con l’essere umano per tutta la vita annidandosi nei linfociti b, salvo quando si risveglia dallo stato di latenza ed incomincia ad interferire con varie cellule e tessuti provocando le gravi malattie di cui sopra.
Da molti anni sapevamo che le persone infettate dal virus avevano un’accresciuta possibilità di contrarre la malattia e che il rischio era ulteriormente accresciuto nei pazienti che avevano avuto una mononucleosi infettiva, ma è solo con un lavoro recentemente pubblicato, frutto di una ventennale ricerca di un epidemiologo italiano, professore a Harvard, Alberto Ascherio, che i legami tra sclerosi multipla e virus si sono fatti strettissimi. Studiando retrospettivamente un’ampia popolazione di soldati americani che venivano sottoposti a periodici controlli degli esami ematochimici, focalizzava l’attenzione sui militari che in occasione del primo prelievo risultavano sieronegativi per il virus. Nel corso di un follow up di una decina d’anni 35 militari che sviluppavano una sclerosi multipla, tutti eccetto 1, avevano avuto un’infezione del virus Epstein Barr 1-10 prima di sviluppare la malattia. Inoltre, i pazienti che sviluppavano la malattia, dopo essere stati infettati dal virus, prima di ogni manifestazione clinica presentavano un’elevazione del livello dei neurofilamenti nel sangue, indicativa di un processo di danno nervoso in atto. Questo studio dimostra che l’infezione con virus di Epstein Barr è indispensabile per ammalarsi di sclerosi multipla, ma sicuramente non è sufficiente, dato che, per esempio, in Italia solo una delle mille persone infettate si ammalerà. Conosciamo alcuni fattori genetici e alcuni fattori ambientali, come il fumo, il consumo di alcoolici, l’inquinamento ambientale che espongono al rischio di ammalare, ma molti rimangono ignoti. Non conosciamo ancora la modalità con cui il virus provoca la malattia, si confrontano due ipotesi: 1) il virus agisce con un mimetismo molecolare, cioè un pezzetto di una proteina virale ha una sequenza di aminoacidi simile a una proteina della mielina; 2) stando all’interno di linfociti B il virus entra nel cervello e vi si installa o va a localizzarsi in aggregati di linfociti che stanno nella profondità dei solchi cerebrali. Da queste sedi può entrare in una fase di attività e provocare una risposta di difesa da parte dell’organismo di cui sono espressione le ondate di infiammazione responsabili di lesioni ed attacchi. Già più di 15 anni fa una ricercatrice italiana, Francesca Aloisi aveva scoperto la presenza del virus di Epstein Barr nel cervello di pazienti con sclerosi multipla, scoperta contestata da altri ricercatori, ma che ha recentemente ricevuto significative conferme da altri studi. La European Charcot Foundation ha organizzato lo scorso anno 4 giorni di dibattiti che hanno coinvolto i principali studiosi della materia. Vi è stata una piena concordanza sulla necessità di interventi tesi o a prevenire la malattia mediante vaccinazione o a modificare l’evoluzione della malattia mediante appropriate terapie antivirali o ancora una volta con vaccinazione. Iniziative in tali direzioni sono già in corso e speriamo di vedere presto risultati positivi. Di certo la prospettiva di avere finalmente una cura e magari una cura preventiva per la sclerosi multipla comincia ad essere nel nostro orizzonte.
Prof. Giancarlo Comi
Neurologo
Direttore Centro SM Casa di Cura Igea S.p.A.
Direttore Scientifico Centro SM Ospedale di Gallarate