Vaccino anti-influenzale e Sclerosi Multipla
Il decorso della Sclerosi Multipla può essere complicato da infezioni che possono portare ad un potenziale aumento del rischio di complicanze. Diversi fattori contribuiscono a questo rischio: in particolare i farmaci immunosoppressori, farmaci altamente efficaci ma con possibili rischi infettivi, le disfunzioni a livello della vescica con maggior rischio di infezioni delle vie urinarie e, inoltre, nei pazienti con maggior disabilità, una minor espansione toracica può predisporre ad infezioni delle vie aeree; infine nel corso delle esacerbazioni della SM si utilizzano boli steroidei che, a loro volta, possono determinare un incremento delle infezioni.
La prevenzione è uno strumento fondamentale per ridurre il rischio infettivo e le complicanze delle malattie infettive nonché per evitare interruzioni della terapia della SM in caso di infezioni gravi.
La vaccinazione è il principale intervento di prevenzione delle malattie infettive. Nonostante sia disponibile un vaccino, l’influenza è una significativa causa di complicanze e mortalità in tutto il mondo; l’organizzazione mondiale della sanità (OMS) stima che ogni anno ci siano 3-5 milioni di casi gravi di influenza, responsabili di 250.000-500.000 morti in tutto il mondo.
Esistono quattro tipi di virus influenzale: A, B, C e D. La maggior parte delle infezioni umane proviene dai tipi A e B. Per coprire i diversi ceppi circolanti contemporaneamente, i vaccini antinfluenzali contengono più ceppi (spesso 3 o anche 4). Inoltre ogni anno ci sono sempre nuovi ceppi di influenza e quindi i vaccini vanno modificati e risomministrati.
Il Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale (PNPV) prevede che la vaccinazione anti-influenzale sia somministrata annualmente ai soggetti con età superiore ai 65 anni e a quelli di età fra i 6 mesi e i 65 anni affetti da patologie croniche e fra queste non è specificata la sclerosi multipla ma vengono identificati pazienti con immunodepressione congenita o acquisita o con immunodepressione causata da farmaci. I pazienti con SM rientrano in quest’ultima categoria quando trattati con farmaci immunosoppressori.
A parte quanto previsto dal PNPV il vaccino anti-influenzale è altamente consigliato dalla comunità scientifica mondiale per tutti i pazienti affetti da SM come si evince dalle linee di raccomandazione sui vaccini sia americane (Farez et al, Neurology 2019), sia francesi (Lebrun et al, Multiple Sclerosis Journal and Related disorders 2019) e finalmente anche da quelle italiane pubblicate ora a settembre 2020 (Riva et al, Multiple Sclerosis Journal 2020).
Ad oggi tuttavia la copertura vaccinale dei pazienti con SM è purtroppo molto deficitaria sia perché è ancora radicato nella comunità il preconcetto del legame fra vaccinazioni e ricadute di SM, sia perché non è ancora recepita con chiarezza la distinzione fra vaccini a virus vivo attenuato e vaccini inattivati.
I vaccini a virus vivo attenuato ossia, che usano il microorganismo vivo ma reso in teoria incapace di causare malattia (quali ad esempio il morbillo o la varicella) possono, seppur raramente, causare la cosiddetta malattia vaccinale in particolare nei soggetti immunodepressi, ossia provocare generalmente in maniera attenuata la malattia per la quale sono somministrati. In questo ultimo caso tale malattia potrebbe dare complicanze fra cui stimolare una ricaduta di SM. Con questo non si esclude a priori che i vaccini vivi attenuati non si possano mai somministrare ai pazienti SM, tuttavia occorre una valutazione caso per caso.
Al contrario i vaccini non vivi (microorganismi morti o vaccini a DNA ricombinante o a frazioni antigeniche), quali il vaccino dell’influenza o anche il vaccino per lo pneumococco ed altri, non rappresentano un rischio e sono sicuri per i pazienti con SM anche se hanno in corso una terapia immunosoppressiva.
Va sottolineato che l’efficacia delle vaccinazioni nei pazienti con SM non è stata adeguatamente valutata. In particolare gli studi mirati a valutare l’efficacia del vaccino anti-influenzale nei pazienti trattati con diversi farmaci sono molto limitati e in generale di basso valore scientifico. I dati di letteratura più consistenti dimostrano che nei pazienti in terapia con Interferone beta, la risposta vaccinale all’influenza non è diversa rispetto ai controlli sani e ai pazienti con SM non trattati. Vi sono piccoli studi anche con pazienti trattati con altri farmaci ma poco significativi. Quello che emerge da tutti gli studi è che il vaccino anti-influenzale è sicuro e che è possibile somministrarlo anche ai pazienti in terapia immunosoppressiva, in quest’ultimi rimane il quesito se la risposta al vaccino possa essere ridotta e insufficiente a garantire la protezione. Ci sono studi in corso per capire l’entità della risposta in questa categoria di pazienti.
Quest’anno la campagna vaccinale per il vaccino anti-influenzale deve essere maggiormente sostenuta e occorre una forte implementazione da parte dei medici che devono proattivamente proporre e consigliare tale vaccinazione anche perchè si verificherà una co-circolazione di virus influenzali e SARS-CoV-2. Pertanto se il paziente è vaccinato viene semplificata la diagnosi e la gestione dei casi sospetti, in considerazione del fatto che i sintomi possono essere simili tra Covid-19 e Influenza. Inoltre, la vaccinazione su larga scala consentirà di ridurre il numero di casi di influenza e la sua diffusione e diminuiranno i ricoveri ospedalieri riservando le strutture assistenziali per i pazienti affetti da COVID-19.
Concludiamo ricordando che l’influenza è altamente contagiosa e l’incidenza può essere ridotta in maniera significativa attraverso il vaccino e che ogni stato febbrile può far peggiorare i sintomi della SM o dare complicazioni soprattutto nei pazienti disabili o anche stimolare una ricaduta di SM.
Dr.ssa Lucia Moiola – Specialista in Neurologia / Coordinatrice Centro Sclerosi Multipla Ospedale San Raffaele di Milano
Prof. Agostino Riva – Specialista in Malattie Infettive / III Divisione di Malattie infettive Ospedale Luigi Sacco Milano