L’impatto di COVID-19 sulla Sclerosi Multipla

Nel Dicembre 2019 un nuovo coronavirus altamente patogeno denominato SARS-CoV-2 (in precedenza conosciuto come 2019-nCoV) è emerso nella città di Wuhan, nella provincia cinese dell’Hubei, e si è rapidamente diffuso in tutto il mondo1.

Il 30 gennaio 2020, in Italia, ad una coppia di turisti cinesi è stata diagnosticata la sindrome clinica COVID-19, dovuta all’infezione da nuovo coronavirus SARS-CoV-2. Il 21 febbraio 2020, il primo caso italiano, un podista amatoriale di 38 anni, è stato ricoverato in un ospedale di una piccola cittadina della Lombardia2. L’infezione si è poi diffusa molto rapidamente per contiguità, generando diversi focolai epidemici di COVID-19, e conseguentemente l’intero Paese è stato in breve tempo colpito, nonostante le Autorità Sanitarie Nazionali e Regionali abbiano progressivamente messo in atto delle misure di restrizione dei contatti con soggetti sintomatici ed asintomatici potenzialmente infetti.

L’Italia è così rapidamente diventata uno dei Paesi più colpiti al mondo (132.547 casi affetti il 6 aprile) ed il secondo in termini di numero di decessi (16.523), rispetto alla Cina che ha registrato 82.665 casi e 5.355 decessi3.

L’Italia è un paese caratterizzato da un’elevata prevalenza di pazienti affetti da sclerosi multipla (SM), quindi, considerando la prevalenza delle due patologie, ci dovremmo aspettare attualmente circa 200-300 soggetti con sclerosi multipla ed infetti con SARS-CoV-2. Tuttavia, la prevalenza di COVID-19 è altamente sottostimata e di conseguenza lo è chiaramente anche il numero di pazienti affetti da SM colpiti dall’infezione.

Attualmente, la prevalenza di casi che risultano positivi al tampone è strettamente connessa al numero di test che vengono effettuati ed alle caratteristiche della popolazione testata. Il primo di questi due numeri è sconosciuto, tuttavia, risulta chiaro che, specialmente in Italia, le persone testate sono principalmente soggetti ospedalizzati a causa di COVID-19 oppure coloro i quali hanno avuto un recente contatto con soggetti positivi. Quindi quali sono i numeri reali?

Lo studio RADAR è un progetto IMI2 che coinvolge 3 principali Centri Europei (l’Ospedale San Raffaele a Milano, il Right Hospitalet a Copenhagen e l’Ospedale Val d’Hebron a Barcellona) con l’obiettivo di valutare il ruolo del monitoraggio da remoto di pazienti affetti da SM attraverso l’utilizzo di dispositivi elettronici indossabili.

Attualmente il progetto ha arruolato 400 pazienti affetti da SM a ricadute e remissioni (SMRR) e secondaria progressiva (SMSP) e 90 soggetti con Sindrome Clinicamente Isolata (CIS). Di questi, 96/378 (quindi il 25.4%) che hanno compilato un questionario relativo a COVID-19, sono casi sospetti e 24 (il 6.3%) hanno una diagnosi di COVID-19 secondo i criteri dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).

Se consideriamo la definizione più specifica, potremmo aspettarci di avere in Italia circa 4.000.000 persone affette da coronavirus e circa 4.000 soggetti SM con l’infezione, probabilmente un terzo degli affetti, quindi circa 1.300.000, potrebbero avere una diagnosi di COVID-19, quindi presentare le manifestazioni cliniche dell’infezione.

Uno studio attualmente in corso promosso congiuntamente dalla FISM (Fondazione Italiana Sclerosi Multipla ) e dalla SIN (Società Italiana di Neurologia) sta studiando questa popolazione di pazienti ed il Registro Italiano per la sclerosi multipla sta analizzando le caratteristiche della popolazione di pazienti con SM e COVID-19 e le sta confrontando con quelle di soggetti SM non affetti da coronavirus.

Questo tipo di studi ed altri analoghi che sono attualmente in corso in Europa ed in tutto il mondo forniranno informazioni più specifiche sul rischio di contrarre l’infezione da SARS-CoV-2 nei pazienti con SM.

Le persone affette da SM hanno un rischio superiore di contrarre infezioni rispetto alla popolazione generale4. Il meccanismo alla base del deficit dell’immunocompetenza nella SM è attualmente sconosciuto. Inoltre, le terapie modificanti il decorso della malattia e l’uso di steroidi possono ulteriormente incrementare il rischio infettivo, a diversi livelli5. Come nota di ottimismo, non possiamo inoltre escludere che alcuni farmaci per la SM potrebbero avere un potenziale protettivo nei confronti di questa infezione6. Inoltre, alcuni farmaci immunomodulanti utilizzati per la prevenzione della malaria e nel trattamento dell’artrite reumatoide hanno mostrato in vitro un’attività nei confronti dei virus a DNA e RNA7.

Attualmente è in corso una completa riorganizzazione degli Ospedali per fronteggiare la pandemia da COVID-19, che sta drammaticamente influenzando la qualità dei servizi erogati e non sta risparmiando i Centri SM. Alcuni operatori sanitari che abitualmente lavorano nei Centri SM attualmente sono impegnati in altre mansioni per combattere la pandemia ed alcuni dei restanti neurologi ed infermieri sono in quarantena a causa dell’infezione da SARS-CoV-2.

In accordo al Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri dell’11 marzo 2020 ed a quanto consigliato dalla Società Italiana di Neurologia, i centri SM italiani hanno cancellato gli appuntamenti in programma per le prossime settimane e hanno consigliato ai pazienti di restare a casa.

Le attività di riabilitazione, sia al domicilio che a livello ospedaliero, sono temporaneamente riservate esclusivamente a casi selezionati, per la protezione sia dei pazienti che dei loro caregivers.

I clinici utilizzano il telefono per contattare i pazienti e sincerarsi delle loro condizioni cliniche e per monitorare le terapie attualmente in corso.

I pazienti possono far riferimento alle indicazioni contenute nel documento della Federazione Internazionale sulla SM (https://www.msif.org/) e alle informazioni fornite dall’“Associazione Italiana Sclerosi Multipla” (https://www.aism.it/), dove informazioni sia relative alle misure di prevenzione generale che specifiche sul virus e sui suoi effetti sulla SM sono aggiornate routinariamente.

Giancarlo Comi

References

  1. Chen N, Zhou M, Dong X, et al. Epidemiological and clinical characteristics of 99 cases of 2019 novel coronavirus pneumonia in Wuhan, China: a descriptive study. Lancet. 2020;395(10223):507–513. doi:10.1016/S0140-6736(20)30211-7
  2. Cossarizza A, De Biasi S, Guaraldi G, Girardis M, Mussini C; Modena Covid-19 Working Group (MoCo19)#. SARS-CoV-2, the Virus that Causes COVID-19: Cytometry and the New Challenge for Global Health [published online ahead of print, 2020 Mar 18]. Cytometry A. 2020;10.1002/cyto.a.24002. doi:10.1002/cyto.a.24002
  3. https://gisanddata.maps.arcgis.com/apps/opsdashboard/index.html#/bda7594740fd40299423467b48e9ecf6; 4/6/2020, 8 PM.
  4. Montgomery S, Hillert J, Bahmanyar S. Hospital admission due to infections in multiple sclerosis patients. Eur J Neurol. 2013;20(8):1153–1160. doi:10.1111/ene.12130
  5. Luna G, Alping P, Burman J, et al. Infection Risks Among Patients With Multiple Sclerosis Treated With Fingolimod, Natalizumab, Rituximab, and Injectable Therapies [published online ahead of print, 2019 Oct 7]. JAMA Neurol. 2019;77(2):. doi:10.1001/jamaneurol.2019.3365
  6. Martinez MA. Compounds with therapeutic potential against novel respiratory 2019 coronavirus [published online ahead of print, 2020 Mar 9]. Antimicrob Agents Chemother. 2020;AAC.00399-20. doi:10.1128/AAC.00399-20
  7. Sepúlveda CS, García CC, Damonte EB. Antiviral activity of A771726, the active metabolite of leflunomide, against Junín virus. J Med Virol. 2018;90(5):819–827. doi:10.1002/jmv.25024.
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