Aggiornamenti dalla ricerca sulla sclerosi multipla: prevenire il danno immuno-mediato e sostenere i meccanismi di riparazione

La sclerosi multipla è tradizionalmente descritta come una malattia immuno-mediata del sistema nervoso centrale, in cui processi infiammatori colpiscono la mielina, la guaina che riveste e protegge le fibre nervose, e gli assoni, cioè le strutture attraverso cui i neuroni trasmettono i segnali. Negli ultimi decenni, questa visione ha guidato lo sviluppo di terapie modificanti la malattia efficaci nel ridurre l’attività immunitaria e il danno infiammatorio. Accanto a questi progressi, la ricerca attuale si sta concentrando in modo crescente su due obiettivi strettamente collegati: rendere gli interventi immunologici più selettivi e specifici, e identificare strategie in grado di sostenere attivamente i processi di riparazione del sistema nervoso una volta che il danno si è verificato. I tre studi discussi in questo aggiornamento affrontano questi obiettivi da prospettive complementari.

Un primo filone di ricerca è orientato alla prevenzione del danno mediato dal sistema immunitario attraverso il ripristino della tolleranza verso gli antigeni della mielina, cioè verso quelle componenti della mielina che vengono erroneamente riconosciute dal sistema immunitario come bersagli da attaccare. Lo studio di Eixarch e colleghi, pubblicato di recente sulla prestigiosa rivista Journal of Neuroinflammation, esplora una strategia sperimentale basata sull’induzione di tolleranza immunologica antigeno-specifica. Per studiare questo meccanismo, i ricercatori hanno utilizzato un modello animale di sclerosi multipla e hanno somministrato particelle microscopiche, chiamate liposomi, che possono essere immaginate come minuscole sfere di grasso. Queste particelle trasportano al loro interno una piccola porzione della mielina e sulla loro superficie presentano una sostanza chiamata fosfatidilserina. La fosfatidilserina è una molecola che il nostro organismo utilizza normalmente per segnalare al sistema immunitario che una cellula deve essere rimossa senza provocare infiammazione, come avviene ogni giorno quando cellule vecchie o danneggiate vengono eliminate in modo naturale. In questo modo, le particelle vengono “lette” dal sistema immunitario come qualcosa di innocuo, favorendo una risposta di tolleranza invece che di attacco.

I risultati riportati da Eixarch e colleghi mostrano che questo approccio è in grado di ridurre l’attività della malattia nel modello sperimentale. Un beneficio è stato osservato sia quando il trattamento veniva somministrato prima della comparsa dei sintomi, sia quando veniva iniziato dopo che i segni neurologici erano già presenti. A livello del sistema immunitario, l’effetto positivo era associato a un aumento di cellule con funzione di controllo, il cui compito è limitare le risposte immunitarie eccessive, e a una maggiore produzione di sostanze che contribuiscono a spegnere l’infiammazione. Un aspetto particolarmente interessante è che l’efficacia complessiva di questa strategia risultava simile a quella di un farmaco già utilizzato nella pratica clinica, fingolimod. Questo studio suggerisce quindi che, in futuro, potrebbe essere possibile affiancare alle terapie attuali approcci più mirati, capaci di ridurre l’attacco alla mielina senza indebolire in modo generalizzato il sistema immunitario.

Accanto alla prevenzione del danno, un secondo ambito di ricerca riguarda la capacità del sistema nervoso di riparare la mielina una volta che è stata danneggiata. In questo contesto si inserisce lo studio di Rossi e colleghi, pubblicato di recente sulla rivista Experimental Neurology, che ha analizzato il ruolo dell’attività fisica e della stimolazione cerebrale non invasiva nel favorire questi processi di riparazione. La stimolazione cerebrale non invasiva è una tecnica che utilizza correnti elettriche molto deboli applicate dall’esterno del cranio per modulare l’attività di alcune aree del cervello, senza interventi chirurgici.

Utilizzando un modello sperimentale in cui la mielina viene danneggiata in modo controllato, i ricercatori hanno valutato il funzionamento delle vie visive, cioè dei circuiti nervosi che trasmettono le informazioni visive dagli occhi al cervello, attraverso un esame che misura la velocità di trasmissione dei segnali nervosi. Rossi e colleghi hanno osservato che sia l’esercizio fisico sia la stimolazione cerebrale miglioravano il funzionamento di queste vie, e che l’effetto era ancora più evidente quando i due interventi venivano combinati. Inoltre, si osservava una riduzione dell’attivazione di cellule coinvolte nei processi infiammatori all’interno del cervello e un miglioramento delle capacità motorie negli animali trattati. Questi risultati indicano che mantenere e stimolare l’attività del sistema nervoso può contribuire a creare condizioni favorevoli alla riparazione della mielina.

Il legame tra attività del cervello e riparazione viene approfondito da un terzo studio, condotto da Perrot e colleghi e pubblicato come studio preliminare nel 2025. Questo lavoro si concentra sulla microglia, un tipo di cellula che fa parte del sistema immunitario del cervello e che può avere sia effetti dannosi sia effetti protettivi. I ricercatori hanno utilizzato tecniche sperimentali che permettono di aumentare o ridurre in modo controllato l’attività dei neuroni, cioè delle cellule nervose, e hanno osservato come questo influenzasse il comportamento della microglia.

I risultati mostrano che quando l’attività dei neuroni viene aumentata in modo controllato e fisiologico nelle fasi iniziali della riparazione, la microglia tende ad assumere un ruolo più favorevole al recupero, riducendo i segnali infiammatori e attivando meccanismi che supportano la riparazione del tessuto nervoso. Al contrario, un’attività neuronale disorganizzata o alterata non produce gli stessi effetti benefici. Questo studio evidenzia quindi come il cervello non sia un bersaglio passivo della malattia, ma partecipi attivamente ai processi che regolano l’infiammazione e la riparazione.

Nel loro insieme, questi tre studi offrono una visione chiara delle attuali direzioni della ricerca sulla sclerosi multipla. Da un lato, si stanno sviluppando strategie per ridurre in modo più selettivo l’attacco del sistema immunitario contro la mielina; dall’altro, si sta cercando di capire come sostenere e potenziare i meccanismi naturali di riparazione del sistema nervoso. Anche se si tratta ancora di ricerche sperimentali, questi lavori mostrano come la ricerca stia ampliando le possibilità di intervento, andando oltre il solo controllo dell’infiammazione e aprendo la strada a strategie sempre più mirate e integrate.

Dr.ssa Gloria Dalla Costa

Neurologa

 

Bibliografia

Eixarch H., Boutitah-Benyaich I., Plaza J. et al. (2025). Reprogramming autoimmunity: inducing antigen-specific tolerance via apoptotic mimicry in an experimental model of multiple sclerosis. Journal of Neuroinflammation.

Rossi E., Marenna S., Castoldi V. et al. (2026). Tracking remyelination in a model of multiple sclerosis: Visual evoked potentials reveal therapeutic effect from brain stimulation and exercise. Experimental Neurology.

Perrot C., Ronzano R., Li Z. et al. (2025). Neuronal activity promotes repair by microglial reprogramming following demyelination. bioRxiv (preprint).

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